lunedì 18 novembre 2024

La Grotta di Sant'Angelo a Lizzano: Luigi Abatangelo e il suo racconto del 1948

La Grotta di Sant'Angelo, situata a pochi chilometri da Lizzano, è un luogo di straordinaria importanza storica e culturale, ricco di fascino e mistero. Secondo Luigi Abatangelo, la sua descrizione, pubblicata su La Voce del Popolo nel 1948, ci offre uno sguardo penetrante su questo sito enigmatico, evidenziando non solo le sue caratteristiche geologiche, ma anche il significato spirituale e il contesto storico che lo circondano.



La topografia della Grotta

Abatangelo inizia la sua narrazione fornendo dettagli sulla posizione della grotta. Situata ad occidente di Lizzano, sulla sommità del Monte Sant'Angelo, il sito è raggiungibile tramite un sentiero sassoso che invita alla scoperta. La descrizione dei dintorni, caratterizzati da una vegetazione tipica e da un terreno accidentato, crea un'atmosfera di avventura per chi decide di intraprendere il cammino verso la grotta. Questa attenzione ai dettagli topografici non è casuale; l'autore sottolinea l'importanza di orientarsi in una località che non si lascia facilmente scoprire.

Le caratteristiche della grotta

La grotta è descritta come un sistema di due caverne intercomunicanti, con ingressi che si aprono a fior di piano. Formatesi non per l'azione dell'uomo, ma grazie all'erosione naturale, le cavità offrono un'impressione di grandezza e profondità. Entrando, il visitatore è accolto da un'atmosfera primordiale, come se si fosse catapultato indietro nel tempo, in un luogo dove una volta abitavano bestie feroci.

Abatangelo descrive il paesaggio interno della grotta in modo suggestivo, evocando immagini di stalattiti, rocce colorate e un pavimento coperto di detriti. Questi elementi non solo catturano l'attenzione del lettore, ma permettono anche di comprendere la bellezza naturale e la complessità geologica del sito. La grotta sembra un rifugio dove il tempo si è fermato, un luogo sacro e misterioso che trasmette un senso di meraviglia.

I dipinti sacri e il loro significato

Uno degli aspetti più affascinanti della Grotta di Sant'Angelo è la presenza di affreschi, nonostante le condizioni di degrado in cui versano. Abatangelo menziona un trittico pittorico, il cui stato di conservazione è fortemente compromesso, ma che continua a raccontare una storia di fede incrollabile. L’autore evidenzia l’importanza di questi dipinti, in quanto rappresentano un legame diretto con il passato e la spiritualità della comunità locale.

L'iconografia presente nella grotta, in particolare il dipinto dell'Arcangelo Michele, è di fondamentale importanza. Questa figura è spesso associata alla protezione e alla guida, simboleggiando una connessione tra il cielo e la terra. L'affresco, con i suoi colori tenui e i tratti stilizzati, è un esempio di arte bizantina, che testimonia l'influenza di correnti religiose e culturali sull'arte locale.

Il culto di San Michele

La grotta, dedicata all'Arcangelo Michele, è strettamente legata al celebre culto del Gargano, una tradizione che affonda le radici nella spiritualità cristiana del territorio. L'arcangelo è venerato come protettore e difensore, un simbolo di speranza e di fede per molte generazioni. La scelta di consacrare un luogo così particolare a questa figura celeste dimostra l'importanza del culto nella vita dei popoli locali, che hanno trovato rifugio e conforto nelle sue sembianze.

Invito alla lettura

Ma ora lasciamoci trasportare dalle parole di Luigi Abatangelo, che ci conducono alla scoperta della Grotta di Sant'Angelo a Lizzano, attraverso la sua affascinante descrizione.

 

Le primordiali caverne di Monte Sant’Angelo echeggiano presso Lizzano il celebre culto di S. Michele del Gargano di Luigi Abatangelo

La cripta S. Angelo è sita ad occidente di Lizzano, alla distanza di un quattro chilometri, sulla sommità pianeggiante del dorsale rupestre, detto “Monte S. Angelo” che si stende verticalmente da nord a sud, verso levante del caseggiato della Masseria, denominata “dei Gesuiti” e va leggermente declinando sino alla proda carrozzabile Lizzano-Faggiano. Vi si accede per un sentiero sassoso che prima costeggia le agevoli falde della collinetta delimitante il campo semenzabile della suddetta Masseria e poi sale verso oriente. Insistiamo su questi dati topografici perché la località è di non facile ritrovamento. Sono due caverne intercomunicanti le cui bocche si aprono orizzontalmente a fior di piano, a guisa di vere e proprie e proprie cripte-pozzo, sorte non dall’opera del piccone, ma dalla lenta e secolare erosione delle acque del sottosuolo di epoca preistorica, probabilmente nell’età pliocenica.

L’accesso all’interno è in parte coperto da cespugli e da sassi. Nessun indizio, pur minimo, di cripta sacra. L’unico varco tra l’uno e l’altro vano, è una buca molto bassa e angusta. Delle due spelonche la più interessante è la seconda che misura circa 40 metri di lunghezza. Entrandovi si ha l’impressione paurosa di trovarsi in una delle vaste caverne primordiali dove, prima dell’uomo dell’età della pietra, abbiano abitato belve e serpenti: un nero aspetto da leggenda. Dall’ingresso la caverna va man mano restringendosi sino a fluire in meandri oscuri e sempre più abbassantisi. Il piano ingombro di detriti di roccia da sfaldamento con pozze formate dallo stillicidio delle acque percolanti dalla soffitta, le crepe sulla superficie calcificata delle pareti a forma bizzarra di trame ingegnose che a prima vista ci fanno pensare ad arabeschi o a lettere d’un linguaggio misterioso come tracciate dalla mano d’un essere invisibile, i grandi nicchioni naturali, le incipienti stalattiti, la varia colorazione della rupe, se rendono degno di studio sotto l’aspetto geologico quest’antro, allontanano ogni sospetto che possa essere stato abitato o frequentato e molto meno contenere sacri dipinti. Eppure, all’occhio ormai deluso, ci si rivela all’istante il prodigio. Ecco, sulla parete destra apparire or sì or no le rigide profondità della notte ai bagliori dell’alba: un misto di sogno e di stupore. Sembra incredibile che perfino quaggiù, nelle viscere della terra, abbia la mano dei solitari scolpito la storia secolare della loro incrollabile fede.

I dipinti sono tracciati su rozzo strato dal piano glabro e gibboso a seconda della roccia che scende a sgembo. È un trittico pittorico. In tutta la cripta, all’infuori di questi tre, non pare ci siano stati altri affreschi, dato che tutto il restante della zona parietale è inadatta a rivestitura d’intonaco. Le figure, come si può immaginare, data la forte umidità del luogo sono rovinatissime, tanto che il Diehl – fu in questa grotta un sessantennio fa – le chiama miserables restes.

Il primo dipinto a destra è stato completamente distrutto per la caduta dell’intonaco; però si è avuto, in compenso, la comparsa d’un affresco sottostante di tinte quasi monocrome con predominio d’ocra rossa e verde cupo e racchiuso da cornice lineare bizantina. Quale sia il personaggio quivi rappresentato lo si può indovinare dalla sagoma molto indecisa d’uno scudo, d’una punta d’ali, d’un’aureola a sfondo giallastro e, molto più, da un frammento d’iscrizione in lettere greche O AP … L … MIK … che completate, non ci dà che la solita scritta indicante l’Arcangelo S. Michele O AP [KANGHE] L [OS] MIK [AIL]. È di stile prettamente bizantino. Dalla presenza di questo dipinto dell’Arcangelo avrà certamente preso il nome la grotta, la collinetta e la contrada. Probabilmente i Basiliani hanno voluto riprodurre qui S. Michele, in una caverna in cima ad un monticello per riportare, in piccolo, il sito del Monte Gargano, in un tempo quando già la celebre apparizione e il suo culto si erano diffusi e affermati in tutte le Puglie.


Conclusione

La Grotta di Sant'Angelo, come descritta da Luigi Abatangelo, è molto più di un semplice sito archeologico; è un punto d'incontro tra storia, geologia e spiritualità. La sua bellezza naturale e le sue connotazioni religiose offrono una profonda riflessione sul passato e sul presente, invitando chiunque vi si avvicini a scoprire non solo i segreti nascosti nelle sue pareti, ma anche il valore della fede e della comunità. Concludendo, possiamo affermare che la grotta rappresenta un vero e proprio patrimonio culturale, un tesoro da custodire e valorizzare per le future generazioni.


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